L’adolescenza è un periodo di crescita e consolidamento delle competenze nella regolazione delle proprie emozioni e delle relative disposizioni comportamentali, aumentano enormemente le risorse cognitive della persona, nel frattempo però le emozioni si fanno più intense e caotiche, di fatto molto più difficili da gestire.
Possono emergere comportamenti nuovi ed estremi che arrivano a scuotere nel profondo il sistema familiare. E’ lo psicoterapeuta che viene in aiuto del minore e dalla famiglia per leggere la situazione, per discernere sul piano sintomatologico tra differenti livelli di complessità e di gravità, collaborando con altre figure: neurologo, neuropsichiatra, psichiatra nel caso in cui occorra un supporto farmacologico. Essere respinti dai propri ragazzi fa parte della grande sfida di essere genitori: improvvisamente non li capiamo più, i loro occhi sono rivolti esclusivamente verso un mondo da cui siamo esclusi: vivono per gli amici, per il futuro che verrà, il loro sguardo ci attraversa e, giustamente, ci oltrepassa.
Si apre un cammino di incomprensioni e conflitti più o meno aperti. E’ necessario continuare ad esserci, ad essere con loro in un modo nuovo e in un mondo in cui nessuno può consigliarti un manuale di istruzioni semplicemente perché il manuale non esiste. E’ frequente che i ragazzi ricerchino un appoggio fuori dalla famiglia e respingano l’aiuto genitoriale che spesso viene percepito come stringente, stonato, fuori luogo. E’ invece raro che i ragazzi non accettino un aiuto esterno. Lo psicoterapeuta che si avvicina ai ragazzi è un compagno di viaggio che l’adolescente deve poter scegliere; la famiglia va coinvolta nella ritessitura della trama di una biografia che si è inceppata, nella ricostruzione di un senso che si è smarrito tra sofferenze, allarmi, contrasti. Quindi cosa può fare la famiglia? Chiedere l’aiuto di uno psicoterapeuta ma soprattutto non mollare, mai!